Tempio di Apollo Aleo
Numerosi sono i siti archeologici, con presenze umane già attestate dall'età neolitica. Dal Bronzo medio, vengono occupati il sito di Motta, su un pianoro elevato che domina la valle del Lipuda e la costa, e quello di Madonna di Mare, di località Oliveto, Taverna, e Madonna d'Itria[6]. Poche le presenze attestate nell'età del ferro, e poste in posizione più arretrata rispetto alla costa sulla collina di Cirò (Cozzo Leone e colle Sant'Elia) in una fase indicata dalle fonti storiche antiche caratterizzata dall'arrivo dei primi coloni greci riconducibili al mito di Filottete, che in questo territorio avrebbe fondato Krimisa ed il Tempio di Apollo Aleo, presso cui consegnò e consacrò il suo arco e le sue frecce ricevute da Eracle.Dopo la fondazione di Kroton il territorio ne subisce l'influenza ed il controllo, risultando occupati ed ellenizzati i siti di Cozzo Leone e S.Elia, di Punta Alice, ed altri nuovi siti in loc. Taverna nella valle del Lipuda. Dopo la distruzione di Sybaris (510 a.C.), il territorio cirotano, trovandosi in posizione strategica lungo l'asse costiero, ha notevole sviluppo insediamentale in particolare lungo l'area paralitoranea posta a dominio della foce del Krimisa potamos (Lipuda), con un fitte evidenze archeologiche (Casoppero, Punta Alice, Castello Sabatini, Valle Lumia, ecc.)
Con l'occupazione dei Brettii nel territorio, nell'età ellenistica, il santuario di Apollo Aleo di Punta Alice diviene il polo religioso di riferimento anche della popolazione italica stanziata tra Thurii e Crotone. i Bretti si stanziano in aree sparse lungo la pianura come attestato da diverse evidenze (tomba monumentale di Casino Oliveto del III-II sec. a.c., loc. Franza e Capella, Briso, Casoppero, Fatagò, Amendoleto, Taverna, Castello Sabatini, Bivio Alice, San Gennaro, Ceramidio).
Dopo la conquista romana della Calabria nell'età repubblicana, e con il progressivo smantellamento della rete insediamentale brettía, compiutosi nel corso del II sec. a.c., il Círotano subì un forte colpo sicché, assieme al popolamento sparso dell'interno, venne meno anche la fitta rete di fattorie raggruppate alle spalle del centro moderno dí Círò Marina località. Le maggiori evidenze sono state rinvenute in Loc. Cannarò, Trapano, Madonna di Mare e Casino Oliveto. L'occupazione Romana sembra privilegiare in questa fase la statio di Paternum a Torretta di Crucoli ed il municipio di Petelia (Strongoli). Poco sembra cambiare durante l'epoca imperiale, salvo lo sviluppo di alcune ville rustiche sulle alture prospicienti la valle del Lipuda (loc. Carrocceddu, Taverna, Monte Anastasia).
Durante gli scavi del 1924 l'archeologo Paolo Orsi, individuò in località Punta Alice, l'antico tempio arcaico dedicato ad Apollo Aleo.

Alla fine del VI secolo a.C. il tempio dedicato ad Apollo Aleo era costituito da una cella (naos) fortemente allungata 27x7,90 metri, orientata in senso est-ovest, completamente aperta sul lato orientale e divisa in due navate da un colonnato di cui restano le basi lapidee. Tutte le colonne, esterne ed interne, si suppone fossero in legno. La cella era conclusa ad ovest da un ambiente quadrangolare (adyton) chiuso da un muro divisorio ed articolato da quattro pilastri. Questo spazio conteneva la statua di culto del dio Apollo. La struttura era formata da un basso zoccolo costituito da due filari di blocchi di calcare, su cui poggiavano i muri in mattoni crudi. L'area sacra di Punta Alice rimase fino al IV secolo a.C. in orbita krotoniate, come del resto la città di Krimisa.
La struttura venne ampliata alla fine del IV secolo a.C., quando dopo la conquista di Krimisa da parte delle popolazioni brettie, l'edificio venne trasformato in un periptero dorico di maggiori dimensioni, lungo 46 metri e largo 19. Il nuovo edificio brettio completamente in pietra, fu circondato da otto colonne sui lati brevi e diciannove su quelli lunghi. La cella arcaica fu inglobata nel nuovo edificio, mentre il colonnato fu raddoppiato solo sul lato orientale. La seconda fase del Tempio di Apollo Aleo documenta invece gli ultimi interessanti sviluppi dell'architettura dorica templare in occidente, costituendo l'unico edificio periptero postclassico noto.
Il reperto più noto emerso dagli scavi archeologici è costituito dalle alcune parti dell'acrolito di Apollo Aleo, e precisamente testa, entrambi i piedi e parte della mano, oggi esposti al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; la tecnica acrolitica permetteva di rendere gli dei ellenici più vicini alla realtà quanto a fisionomia, attributi e abbigliamento. La rappresentazione vedeva realizzati in marmo solo la testa e gli arti, mentre il corpo era in legno o semplicemente un’impalcatura poi rivestita di tutto punto. È stato realizzato da un artista greco tra 440 e 430 a.C., e rinvenuto nel naos (cella) del tempio[.
La tradizione narra che l'Apostolo Pietro, approdato su questi lidi durante un suo viaggio da Antiochia a Roma, fondò sui resti di un tempio pagano, appunto il Tempio di Apollo Aleo, il primo insediamento cristiano chiamato "Santa Croce".
Nel 2012 la Regione Calabria ha finanziato la valorizzazione dell'area archeologica - progetto arch. Mario Patanisi - ormai da anni abbandonata, con un importo di 700 000 euro.
Il 1º aprile 2015 dopo 91 anni la testa, i piedi, e la mano dell'Acrolito di Apollo sono tornati a Cirò Marina in occasione dell'inaugurazione del museo cittadino.

